Ereader in biblioteca
di Virginia Fiume – In questo post non parlerò delle diverse esperienze sensoriali legate alla lettura di un libro, sia che questa avvenga attraverso un supporto cartaceo o attraverso un ereader, un tablet o uno schermo. Come dimostra questo frammento di conversazione – avvenuta su twitter – ogni lettore ha una sua prospettiva, che difficilmente viene messa in discussione dalle altrui argomentazioni.
@PerYpezYe @BobFloyd16 si ma non tutti usano i sensi allo stesso modo. Alcuni hanno bisogno del tatto della carta e collegarlo alla vista.
— Francesca Succi (@Francescaglossy) 19 Febbraio 2014
Confronti del genere hanno sicuramente il merito di spingere sempre un passo più avanti la riflessione sul significato delle parole con cui identifichiamo determinati oggetti. [Sull’argomento uno spunto interessante si trova nelle parole di Sanders Kleinfeld, That’s not a book! On web publishing and semantics].
Proprio il giorno successivo a questo momento di confronto sfogliando un giornale free press in una sala d’aspetto qui a Vancouver mi sono imbattuta in questo articolo [cliccando sulla foto trovate la versione originale in inglese].
La biblioteca di Vancouver ha iniziato a dare in prestito gli ebook nel 2010. La novità di quest’anno è che oltre all’acceso al database degli ebook ora i lettori-frequentatori della biblioteca hanno la possibilità di prendere in prestito anche gli ereader, i supporti tecnologici per leggere gli ebook.
Non sono un’assolutista della lettura digitale, ma credo che valga la pena leggere, indipendentemente dal formato e dal supporto attraverso cui i contenuti vengono pubblicati e diffusi. E credo che le biblioteche oltre che ad archiviare, servano anche come pungolo per la comunità dei lettori.
Non ignoro il fatto che attraverso programmi come Calibre, Adobe Digital Edition o iBooks sia possibile leggere gli ebook anche dal computer o dal portatile. Ma sono convinta che per le letture più lunghe non sia male poter usare il supporto per cui certi testi sono stati pensati.
Senza contare che almeno tre libri usciti nel 2013 a cui sono molto affezionata sono usciti solo in versione digitale. E in quel caso c’è poco da scegliere tra amore per la carta e amore per i pixel. Senza un supporto tecnologico non esisterebbero.
I primi due sono due testi molto utili per chi si occupa di media o per chi si interessa dei media che fanno parte della nostra quotidianità:
- Real time journalism. Il futuro della notizia tra liveblog e coinvolgimento di Lillo Montalto Monella, pubblicato da Informant
- Su Facebook di Flavio Pintarelli, pubblicato da :duepunti
E il terzo è il mio Manuale per Viaggiatori Solitari.
Ognuno di noi tre ha pubblicato un libro solo in formato ebook per ragioni diverse, ma il risultato è lo stesso: senza un’adeguata spinta a esplorare ecosistemi culturali diversi da parte delle istituzioni che si devono occupare anche di incentivare la lettura, le parole dei tanti che scrivono rischiano ancora di più di rimanere a disposizione solo di una minuscola nicchia.